Filiere agro-energetiche_2012
Le attività agro-forestali hanno da sempre storicamente rappresentato fonti di energia, diversamente utilizzata in funzione del periodo storico e conseguentemente della tecnologia disponibile. Attualmente la crescita della domanda di energia primaria da biomassa sta ridisegnando il ruolo e le funzioni dell'agricoltura facendo aumentare l'importanza della produzione di prodotti agricoli a finalità energetica.
Il più importante beneficio ambientale delle biomasse prodotte con finalità agro-energetiche è correlato alle emissioni di anidride carbonica (CO2). L'anidride carbonica prodotta durante la combustione delle biomasse corrisponde a quella assorbita dalle piante durante la loro crescita. Il bilancio teorico è quindi zero. Infatti quando si usano le biomasse come combustibili si verifica un aumento di carbonio atmosferico limitatamente ai quantitativi correlati al consumo di combustibili fossili usati per la raccolta, il trasporto, ed altri processi connessi con l’uso finale delle biomasse stesse.
In questo contesto l’attività svolta da inerente le analisi energetiche ed ambientali, è di considerevole rilievo in quanto permette di valutare l’impatto delle filiere bioenergetiche in termini di produzione netta di energia rinnovabile e di contributo effettivo alla riduzione di emissioni.
Oltre al bilancio della CO2, le biomasse possono presentare una serie di ulteriori vantaggi rispetto ai combustibili di origine fossile, come ad esempio:
- l’assenza di piombo, zolfo e altri inquinanti;
- l’assenza o la bassa quantità di idrocarburi incombusti, CO, ecc.;
- la biodegradabilità dei combustibili;
- la capacità di sostituzione di componenti di combustibili liquidi tradizionali.
Le filiere agro-energetiche di derivazione da biomasse (sensu D.Lgs. 28/2011) di nostro interesse e competenza sono:
1- filiera dei biocarburanti e dei bioliquidi (oli vegetali puri);
2- filiera del biogas e biometano.
La filiera dei biocarburanti
Con il termine “biocarburante” si intende un carburante liquido o gassoso utilizzato esclusivamente per i trasporti ricavato dalla biomassa così come definita nel D.Lgs. 28/2011. I biocarburanti vengono utilizzati in miscela con i carburanti fossili, di cui costituiscono i naturali sostituti e sono per lo più legati all’agricoltura perché prodotti a partire da materie prime di origine vegetale e animale, o da residui e rifiuti delle produzioni vegetali o sottoprodotti di origine animale, così come da scarti e rifiuti dell’industria alimentare.
ha maturato una considerevole esperienza nella gestione della produzione sostenibile dei biocarburanti di Ia generazione ovvero provenienti da materie prime agricole che hanno anche una possibile destinazione alimentare e presentano quindi il rischio concreto di competizione per l’uso del suolo agricolo, quali ad esempio le colture oleaginose, i cereali e la canna da zucchero. Rientrano in questa categoria tutti i biocarburanti tradizionali, la cui produzione e applicazioni sono ormai consolidati come biodiesel, bioetanolo e bioETBE.
Esperienza emergente e un attento sviluppo dedica invece ai biocarburanti di IIa generazione, ovvero prodotti a partire da materie prime che non sono in competizione per l’uso del terreno con il settore alimentare. In particolare sono di nostro interesse i biocarburanti prodotti da materie prime lignocellulosiche per via biochimica, attraverso l’idrolisi del materiale ad opera di enzimi che trasformano i polisaccaridi (cellulosa ed emicellulosa) in zuccheri semplici fermentabili da microrganismi tradizionalmente impiegati per la produzione di bioetanolo.
è inoltre specializzata per la valutazione degli effetti indiretti legati al cambiamento della destinazione d’uso dei suoli (ILUC), relativi alla produzione di biomasse dedicate alle agro-energie.
I biocarburanti avanzati
I “biocarburanti non-food” prodotti da rifiuti e biomasse residuali sono definiti biocarburanti avanzati o di nuova generazione dalla Commissione Europea; in particolare questo tipo di biodiesel è stato identificato come particolarmente utile per aiutare l'UE a raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione.
fa parte del Consortium del Progetto Converge (H2020) per la ricerca ed innovazione nella filiera del biodiesel.
Per approfondimenti consultare il website: http://www.converge-h2020.eu/
La filiera dei biogas e del biometano
Attualmente dedica a questa particolare filiera la massima attenzione.
Anche se l’impiego attualmente più diffuso dei biogas è la produzione di elettricità e di calore mediante sistemi di cogenerazione, a noi interessa in particolare la loro applicazione per la produzione di biometanto per autotrazione e/o immissione nella rete gas, derivanti per digestione anaerobica da substrati non zootecnici, quali colture dedicate e residui colturali.
Questa filiera presenta infatti interessanti caratteristiche di circolarità ed efficienza nell’uso di suolo agricolo, correlate alla consistente frazione carbonica e di nutrienti che residua nel digestato dalle matrici organiche in ingresso. Queste consentono una utilizzazione agronomica atta a ripristinare la sostanza organica anche in aree a bassa densità zootecnica e di ridurre in modo drastico l’utilizzo di concimi di sintesi in agricoltura.
Il processo di upgrading dei biogas a biometano contribuisce, unitamente all’adozione di pratiche agricole capaci di incrementare il contenuto in sostanza organica dei terreni e alla riduzione delle emissioni derivanti dall’utilizzo di effluenti zootecnici e residui agroindustriali, a realizzare una filiera potenzialmente “carbon negative”.
in conclusione:
Ci auguriamo e siamo certi che il comparto delle agro-energie vada incontro ad una crescita costante e al tempo stesso equilibrata, nell’ambito più generale dei sistemi agricoli, forestali ed agro-industriali integrando la produzione di energia rinnovabile con le tradizionali produzioni in un’ottica di multifunzionalità aziendale. Lo sviluppo delle delle filiere agro-energetiche è infatti vincolato oltre che alla fattibilità tecnica anche alla possibilità per gli imprenditori agricoli di ricavare risultati economici profittevoli.
pertanto mette a disposizione fattivamente la propria esperienza, tecnica e di mediazione relazionale (*), per promuovere la realizzazione di forme associative tra produttori primari e coordinamento delle attività in contoterzismo con il fine di superare i limiti che ostacolano sviluppo economico ed innovazione tecnologica del settore.
(*) La mediazione relazionale è il processo attraverso il quale due o più parti si impegnano a ridurre gli effetti indesiderabili di un conflitto attraverso la riorganizzazione delle relazioni e tramite la costruzione di un accordo costruito e condiviso da entrambi, per ristabilire il dialogo necessario a raggiungere un obiettivo concreto.